C’è da riprendere in mano il Vangelo e abbeverarci dell’umanità di Gesù. Chi di noi non ricorda l’uomo dalla mano in sensibile nella sinagoga? Gli uomini della religione hanno dimenticato i verbi di Dio e si scandalizzano per il Rabbi di Nazaret che compie i verbi di Dio. Fate pratiche religiose, sembra dire lui, siete legati alle codificazioni della legge e non avete umanità, non avete cuore per quest’uomo, l’uomo che ha bisogno. L’uomo è prima del sabato. Un senso di umanità che supera la legge.
Già orientava in questa direzione l’Antico Testamento, per esempio in alcuni passaggi del libro del Deuteronomio, al capitolo 24. Tra i più sprovveduti nella vita il Deuteronomio fissa lo sguardo su coloro che sono costretti a ricevere dei prestiti. Ebbene si dice: «Quando presterai qualsiasi cosa al tuo prossimo, non entrerai in casa sua per prendere il suo pegno. Te ne starai fuori e l’uomo a cui avrai fatto il prestito ti porterà fuori il pegno» (Dt 24, 10-11).
Notate questa delicatezza del comando di Dio: resterai fuori dalla casa. La casa è il luogo della intimità dell’altro. Tu gli hai dato un prestito, è vero, però non hai diritto di intrometterti nella sua vita personale e intima, che riguarda solo lui e il suo Dio. Tu non puoi intrometterti, non puoi invadere questo spazio che è lo spazio della persona e dell’intimità. Non puoi fare da padrone nella sua casa perché gli hai fatto un prestito. È un lato di luminosa umanità che dovrebbe portarci ad esaminare i nostri rapporti con gli altri, anche con le persone che sono tra le più bisognose, per verificare se in effetti veramente rifuggiamo da ogni pur minimo atteggiamento di velata oppressione, di invadenza, di intromissione perfino nelle loro sfere più intime, giustificato ai nostri occhi dal fatto che noi abbiamo operato un gesto di carità nei loro confronti.
Angelo Casati
(Tratto da: A. Casati, Ospitando libertà, Centro Ambrosiano)