Pianto e fede, presente e futuro
Questo segno di Gesù, il segno su Lazzaro, questo segno di risurrezione ha come contesto geografico un villaggio, Betània; poco fuori la casa di Marta e di Maria, casa-rifugio del cuore per il Maestro, per Gesù. Ma il segno è dentro un paesaggio del cuore, dentro l’atmosfera calda di un’amicizia, dentro legami che affiorano da tutto il racconto: «Il tuo amico è malato»; e ancora: «Gesù voleva molto bene a Marta e Maria»; «Il nostro amico si è addormentato»; «Signore, se tu fossi stato qui»; «Gesù quando la vide piangere si commosse profondamente, e si turbò… e scoppiò in pianto»; «Vedi come lo amava». Il miracolo, il segno, dentro questo pulsare di sentimenti, di emozioni. Ce n’è abbastanza per sbarazzarci di vecchi pregiudizi, di ben note educazioni, che facevano coincidere la virtù con l’assenza di sentimenti, di passione, di emozioni, e la fede in Dio con l’indifferenza verso gli uomini. Il risultato: larve impenetrabili di umanità, analfabeti dell’amore. Il Gesù del racconto di Giovanni segna la distanza – distanza abissale – da queste deformazioni della fede, del cristianesimo. Del racconto evangelico io vorrei sottolineare semplicemente la bellezza del paradosso, di due paradossi. Un primo paradosso che mi colpiva leggendo era la contemporaneità della fede e del pianto; pianto e fede in contemporanea. Siamo noi che, forti delle nostre sottigliezze teologiche, dei nostri schemi ascetici arriviamo a celebrare la fede di chi davanti al lutto non piange… E invece fede e pianto nel racconto sono abbracciati insieme. Piangono le sorelle dopo aver confessato la fede in Gesù, il loro Maestro, il loro amico. Piange Gesù, eppure sapeva che il Padre sempre l’ascolta. Ma come potremmo noi permetterci di giudicare assenza di fede o minor fede un pianto dirotto, desolato? Siamo a tal punto censori da censurare anche il pianto? Tu credi, eppure piangi. Tu piangi, eppure credi; pianto e fede sono insieme.
Il secondo paradosso che potremmo sottolineare è: l’oggi e il futuro sono insieme. Riascoltiamo le parole del Vangelo: «Gesù le disse: “Tuo fratello risusciterà”. Gli rispose Marta: “So che risusciterà nell’ultimo giorno”. Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita”». A Marta che usa il futuro – risorgerà – Gesù risponde usando il presente: «Io sono – oggi sono – la risurrezione e la vita». Il futuro della risurrezione e l’oggi della risurrezione vanno insieme, sono in contemporanea.
Angelo Casati
(Tratto da: A. Casati, Storie di donne e di profumi, Centro Ambrosiano)