Il Cenacolo. La preparazione della Pasqua
Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, perché io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande stanza con i tappeti, già pronta; là preparate per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. (Mc 14,12-16)
La tradizione cristiana sull’autenticità del luogo sacro è antichissima. S. Epifanio, di origine palestinese, morto nel 403, il quale dimorò per diverso tempo a Gerusalemme, scrive che quanto l’imperatore Adriano visitò la Palestina, trovò Gerusalemme come l’aveva lasciata la distruzione di Tito (nell’anno 70), eccetto poche case, «tra le quali la piccola chiesa, eretta sul luogo dove gli apostoli avevano atteso la Pentecoste». Il ricordo del luogo è richiamato anche da S. Cirillo quando parla della «chiesa degli Apostoli». La pellegrina Egeria, pochi anni dopo, descrive le liturgie che venivano celebrate «nella chiesa sul Monte Sion» a ricordo delle apparizioni del Signore e della Pentecoste.
Sembra che in questo periodo la chiesa sia stata rifatta o restaurata dal vescovo di Gerusalemme, Giovanni II. Da allora fu chiamata la «Santa Sion». Vi si veneravano alcune preziose reliquie della Passione, e vi si celebrava la memoria di S. Giacomo e del re Davide, la cui «Tomba» era venerata sotto il cenacolo.
Le orde dei Persiani di Cosroe distrussero la chiesa nel 614. Questa venne restaurata pochi anni dopo dal monaco Modesto, poi Patriarca di Gerusalemme; in seguito fu nuovamente devastata dai musulmani. Al loro arrivo i crociati trovarono le rovine del luogo santo: si era salvata solo la cappella del Cenacolo. Essi edificarono una grande basilica che comprendeva oltre la «Sala superiore» (la cappella del Cenacolo) anche il luogo della Dormizione della Madonna. Caduto il regno crociato, il cenacolo fu conservato dai cristiani che continuarono a celebrarvi saltuariamente la S. Messa, mentre la basilica andò poco per volta in rovina.
L’arrivo dei Francescani in Terra Santa (1333) segnò, come prima opera, il restauro del Cenacolo e la costruzione, qualche anno dopo, del contiguo, piccolo convento che si osserva ancor oggi. Fu allora che il superiore dei Francescani assunse il titolo di «Guardiano del Monte Sion». Un secolo dopo, i musulmani, sobillati dai Giudei, si appropriarono delle sale sottostanti il Cenacolo, rivendicando per loro la «Tomba del profeta Davide». In seguito, un decreto del governo di Costantinopoli, privò i Francescani anche della «Sala superiore» (1524). Le continue persecuzioni velate e aperte li costrinsero poco dopo ad abbandonare anche il convento (1551). Il Cenacolo fu convertito in moschea e ne fu rigorosamente vietato l’accesso ai cristiani.
La severità della proibizione venne in parte mitigata nel secolo scorso: fu permessa ai cristiani la visita del luogo santo, restando però la proibizione di celebrarvi la Messa.
In seguito, nella parete sud della sala, fu costruito un mihrab (la nicchia che indica la direzione della Mecca) e il locale divenne anche ufficialmente una moschea; fu posta una cancellata (ora tolta) all’esterno della quale i pellegrini cristiani potevano visitare il luogo a loro sacro.
Gli Israeliani che hanno preso possesso del luogo, permettono le visite dei devoti al Cenacolo, applicandovi tuttavia lo «statu quo» che vi impedisce qualsiasi funzione liturgica.
(Tratto da: Guida biblica e turistica della Terra Santa, IPL)