Giovedì santo

Getsemani: la prova della fede

17 Aprile 2025

Un mese prima di essere rapito e poi assassinato, nella tempesta dei cosiddetti “anni di piombo” alla fine degli anni Settanta, Aldo Moro sosteneva che se fosse possibile dire: «Saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani», tutti accetteremmo di farlo, ma non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà… camminiamo insieme perché l’avvenire appartiene in larga misura ancora a noi.

Tutt’altro contesto da quello evangelico, in un tempo che sembra lontanissimo anche per noi, travolti da altri tipi di tempesta. Eppure c’è un filo rosso che lega le vicende dei giusti, non personaggi straordinari (al contrario, ci verrebbe da dire), o con poteri sovraumani. E il filo rosso sta proprio nella normalità di uomini e donne incapaci di comprendere gli avvenimenti di cui sono testimoni, di cui sono vittime in alcuni casi. Oggi possiamo dire qualcosa sul senso degli avvenimenti evangelici… in fondo sappiamo dove e a cosa Gesù sta conducendo i suoi discepoli. Intere generazioni di biblisti e teologi ci hanno aiutato a rileggere e comprendere. E possiamo anche azzardare qualche analisi del periodo del terrorismo in Italia, anche se tanti aspetti rimangono velati di inquietante mistero. Ma gli avvenimenti di questo nostro tempo in cui siamo letteralmente immersi nostro malgrado proprio non sappiamo come leggerli. E anziché lanciarci già in analisi e ipotesi, dovremmo affiancare i discepoli di Gesù su quel polveroso e dissestato sentiero che li porta dal Monte degli Ulivi al Cenacolo, e dal Cenacolo al Getsèmani. E insieme a loro dovremmo dire che tutto ci pare così oscuro in questo momento, che non riusciamo a ricacciare indietro del tutto la paura di non farcela.

La paura di Gesù e il sonno degli apostoli

Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Poi prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ più lontano, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. (Mc 14,32-35)

Le ombre della sera si allungano su Gerusalemme. Terminata la cena, Gesù e i suoi discepoli escono dalle mura della città, scendono verso la Valle del Cedron percorrendo la scalinata che ancora oggi è parzialmente visibile accanto alla chiesa di San Pietro in Gallicantu. Costeggiano le mura della città, scendono e risalgono per arrivare al luogo chiamato Getsèmani. Il Monte degli ulivi è un luogo molto familiare per Gesù e i suoi discepoli: nelle grotte naturali che in esso si trovano e tra i suoi ulivi, Gesù e i suoi discepoli spesso si ritrovavano, nella fraternità e nell’ascolto dell’insegnamento del Maestro.

Il momento è drammatico: durante la cena Gesù ha esplicitato la consegna di sé per amore, attraverso il segno della lavanda dei piedi e presentandosi come pane spezzato per la salvezza del mondo. Lì si è anche consumato il tradimento di Giuda. Ora Gesù vive un momento di profonda solitudine.

Guidato dallo Spirito

Seguendo il racconto dell’evangelista Marco, siamo invitati a restare vicini a Gesù, a non lasciarlo solo mentre vive un momento di grande comunione con il Padre, segnato però dalla tristezza e dal dubbio, dalla tentazione di evitare il passaggio doloroso che lo attende. E noi riconosciamo che solo lo Spirito di Dio può aiutarci a rimanere nel tempo drammatico della prova. Non è la prima volta che Gesù subisce la tentazione: il suo ministero pubblico lo ha di continuo posto a confronto con le potenze del male, nella forma del Tentatore stesso o dei tanti mali che chiedevano da Gesù un intervento di guarigione. Ma è questo il momento decisivo, il luogo più estremo del suo deserto, che manifesta il dubbio radicale della fede.

Per comprendere, nel racconto di Marco, quello che Gesù sta vivendo nell’Orto degli Ulivi la notte del suo arresto, è necessario tornare all’inizio del Vangelo. Da subito ci è stato rivelato che Gesù porta con sé una buona notizia o, più esattamente, è lui stesso la buona notizia, in quanto figlio amato del Padre che è nei cieli e che ha posto su di lui il suo Spirito di amore. Proprio questo Spirito di amore è la vita stessa del Figlio e, fin dalle prime pagine del Vangelo, vediamo all’opera, con urgenza d’amore, l’azione dello Spirito. Non sempre – come capitò agli stessi discepoli – comprendiamo con chiarezza il senso dell’opera che lo Spirito compie, come quando sospinge Gesù nel deserto con forza (letteralmente). La tradizione ha contestualizzato questo passaggio decisivo della vita di Gesù nel luogo geografico del deserto di Giuda, ma di certo si è trattato anzitutto di un’esperienza spirituale, tesa a separare Gesù da ogni possibile dispersione per prepararlo a radicarsi sempre più profondamente nella comunione con il Padre. Anche nella nostra vita di fede, quando lo invochiamo, lo Spirito interviene – talvolta isolandoci da tutto ciò che è fonte di distrazione – per predisporre il nostro cuore e i nostri giorni ad accogliere la relazione con Dio, nel segno di una intensa comunione. Attraversare il deserto però non è banale: l’evangelista Marco ci avverte che è un luogo insidioso e che lo si può attraversare solo in compagnia dello Spirito, che dona la forza e l’astuzia per superare le prove. Senza l’aiuto dello Spirito non si può attraversare il deserto della fede, ma neppure senza la libera decisione, che dobbiamo di continuo esercitare e confermare. L’esito di questo itinerario nel deserto, che potremmo pensare come un percorso di iniziazione, è determinato anche dal modo in cui ogni discepolo deciderà di attraversarlo. Al termine, dopo aver attraversato il deserto, giunti alle porte della terra promessa, ci si scopre cambiati. Ciò che cambia è il personale rapporto con Dio, poiché l’iniziazione alla comunione è un itinerario di conversione ed è frutto di un sincero approfondimento della conoscenza del Signore e del legame che unisce a lui. Quanto dura questa fase della vita di Gesù e del suo discepolo? I quaranta giorni sono un tempo simbolico, che evoca l’arco di una vita intera: la prova caratterizza ogni stagione della vita, quella di Gesù e la nostra. Talvolta sono eventi eclatanti, altre volte sono dubbi sottili che si insinuano nelle pieghe della normalità quotidiana. E non è sempre facile riconoscere il tempo della prova e nemmeno ammettere la nostra pur comprensibile fragilità quando sentiamo la nostra fede vacillare.

Alla prova possiamo dare molti nomi: tra le pagine della Scrittura prende le sembianze di Satana, il divisore e menzognero, tutto ciò che cerca di insinuare nella mente e nel cuore dell’uomo una falsa immagine di Dio e delle sue intenzioni di bene. Il primo compito del discepolo è dunque quello di dare un nome ai volti che la prova assume. Dare un nome alle cose, soprattutto a quelle che ci spaventano: ecco un esercizio davvero spirituale, possibile solo nello Spirito di Dio.

(Tratto da: Comunità Sorelle del Signore, Presagi di vita, Centro Ambrosiano)

Libro collegato

Comunità Sorelle del Signore
Centro Ambrosiano

Original price was: € 15,00.Current price is: € 14,25.

Una raccolta di meditazioni suggestive che ripercorrono l’ultima settimana della vita di Gesù, dall’ingresso a Gerusalemme fino al mattino di Pasqua, l’ottavo giorno, il giorno del compimento. Riflessioni che ne indagano il cuore per riscoprire l’essenza della nostra esistenza di donne e uomini di fede, per ritrovare presagi di vita, segni di risurrezione nel nostro cammino, anche quando sembra prevalere il disorientamento, anche quando è necessario attraversare l’esperienza della passione. Per lasciarci afferrare dallo sgomento della tristezza e dall’ombra del dubbio, ma anche conquistare da quell’amore totale che, più forte della morte, solo può rimettere in strada i nostri passi dispersi. «Perché al di là di ciò che siamo e di ciò che sembriamo, di ciò che pensiamo e di ciò a cui crediamo, al di là dei nostri dubbi e delle nostre insicurezze, il Signore “ha bisogno” anche di noi. Ogni anima può sostare sotto la croce d’amore e ricevere lo Spirito che illumina di significato il deserto.»
Aggiungi al carrello

La nostra newsletter

Rimani sempre aggiornato non perderti le nostre ultime novità e promozioni speciali!