Il Monte degli ulivi
Monte degli ulivi (ebr.: har ha-zêtîm, perché le pendici del monte erano coperte di uliveti). Gli arabi chiamano la località et-Tur nome generico comunemente dato ai monti Sinai, Garizim e Tabor (derivato dall’aramaico tûr che significa «monte»). Separato dalla città di Gerusalemme dalla valle del Cedron, il monte corre parallelo alla collina del Tempio e dell’Ofel.
Il Monte degli Ulivi è rimasto particolarmente legato al ricordo di Gesù il quale lo attraversava continuamente nei suoi andirivieni da Gerusalemme verso Betania e Gerico. Fin dai primissimi tempi il monte fu dai cristiani considerato sacro. Dalle diverse testimonianze storiche sembra che la sommità, nel V sec., fosse tutta o quasi coperta da chiese e conventi.
Il primo e più importante edificio sacro sorto sul monte fu la basilica «in Eleona» (cioè: nell’oliveto). Essa fu una delle tre basiliche costruite da S. Elena, al tempo di Costantino, sulle tre «mistiche grotte»: quella del S. Sepolcro, di Betlemme e del Monte degli Ulivi. Queste grotte avevano conservato i ricordi più cari ai cristiani. L’edificio costantiniano era a tre navate con davanti un portico e dei propilei. Nella cripta era venerata la grotta dove, secondo Eusebio di Cesarea, «Gesù iniziò i suoi discepoli ai sacri misteri» (Dim. Evang., 4,18).
Qualche decennio dopo, una ricca matrona, Pomenia, nel 378 fece costruire un’altra chiesa su un punto più alto, sul quale si ricordava l’evento dell’ascensione di Gesù al cielo. La pellegrina Egeria, che visitò la Terra Santa verso l’anno 380 scrisse che questa seconda chiesa era detta «Imbomon» (cioè: sulla vetta).
Contemporaneamente a Roma, S. Melania, la giovane guarita miracolosamente da un grave male, decise con suo marito di vivere l’ideale evangelico della povertà assoluta. Abbandonata ogni cosa, dopo molte peripezie, giunse a Gerusalemme, agli inizi del V sec., e, sul monte degli ulivi, fondò un monastero detto Apostolion presso la grotta dell’Eleona (a. 431) e una cappella detta Martyrium (a. 438) accanto alla chiesa dell’Ascensione.
Arculfo, un vescovo delle Gallie che soggiornò in Terra Santa per sei mesi, nell’anno 670, descrisse la chiesa come un edificio rotondo con il soffitto scoperto, come «per indicare a tutti la via del cielo»; al centro vi era una torretta ad altezza d’uomo, essa conteneva la polvere calpestata dal Salvatore e vicino un altare, anch’esso a cielo scoperto e protetto da un ciborio.
(Tratto da: Guida biblica e turistica della Terra Santa, IPL)