Con le sue lettere in Italiano, indirizzate al cardinale Borromeo e a Ercole Bianchi, il pittore fiammingo Jan Brueghel il Vecchio ha lasciato «un autoritratto a impressioni vivacissime». A 150 anni di distanza dalla prima edizione messa a punto nel 1868 da Giovanni Crivelli, si ripropongono qui le lettere secondo «criteri filologici rigorosi» e facendo tesoro degli «apporti della storia dell’arte e della critica d’arte».

L’autrice del commento lo arricchisce di uno specifico approccio storico-linguistico che mette in evidenza un valore testimoniale del carteggio rimasto finora in secondo piano. Descrive, cioè, e interpreta «l’italiano d’adozione» documentato dalle lettere guardando al «complesso degli studi sull’italiano cinque-seicentesco, sul lessico artistico e sugli italianismi […]» e «ponendosi nella prospettiva scientifica, di fondazione novecentesca, impegnata a ricostruire le vicende dell’italiano di stranieri».

 


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